Salvator Rosa

Salvator Rosa 1615-1673 Pittore Famoso

Vol.1,for.24×30,pag.650,ill.600,b/n.350,col.250,lin.ita

rilegatura rigida

 

 

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Descrizione

Celebre sopratutto per la legenda di artista romantico e ribelle, creata intorno a lui nel corso del  XVII e XIX secolo e che, con astuzia e lungimiranza egli stesso aveva contribuito a rafforzare, il Rosa fu creativo e proficuo disegnatore, incisore, poeta, attore e sopratutto pittore, attivo su diversi fronti e generi stilistici: battaglie, paesaggi, bambocciate, ritratti, stregonerie, quadri di storia sacra, a soggetto mitologico e allegorico. Nato a Napoli nel 1615, dopo un periodo di apprendistato presso Aniello Falcone e in seguito, con il cognato Francesco Fracanzano, presso Jusepe de Ribera, si trasferì a Roma nel 1639 probabilmente in seguito ai disordini causati dalla rivolta di Masaniello. Poco dopo il passaggio romano, durante il quale l’artista eseguì opere stilisticamente vicine al gusto partenopeo, nel 1640 è già a Firenze presso la corte del cardinale Giovan Carlo dé Medici: per un decennio Salvatore domina la scena fiorentina licenziando importanti opere d’arte di soggetto mitologico e di genere, quali battaglie e paesaggi, e fondando l’Accademia dei Percossi, accolita di letterati, pittori e scienziati tra loro accomunati da una visione libera e scanzonata del vivere dai risvolti a tratti libertini. Al 1650, in occasione del Giubileo, risale il definitivo ritorno del pittore a Roma, città nella quale esordisce con impressionanti tele dai significati spesso profondi e filosofici, realizzate per essere esposte al Pantheon, a San Giovanni Decollato e a San Salvatore in Lauro. Nei venti anni successivi l’opera e la poetica caratteristiche del Rosa si svolgono nel segno di una ricerca del tutto personale da parte dell’artista, attento alle novità stilistiche e culturali della Roma di metà Seicento ma anche autonomo da esse, quasi anticipando alcuni aspetti caratterizzanti l’arte dei due secoli a venire.

Salvator Rosa morì a Roma nel 1673, nella sua casa di via Gregoriana dove aveva vissuto, dal 1650, con la compagna Lucrezia ed il figlio Augusto.

Se si eccettua il catalogo della mostra tenutasi a Londra (Hayward Gallery) nel 1973, i due ancora importantissimi testi di Luigi Salerno del 1963 e del 1975, la monografia di Jonathan Scott e gli articoli di Helen Langdon, ben poco è stato prodotto di scientificamente rilevante negli ultimi decenni a riguardo di un artista che, solo per la sua complessità e per la sua fama, avrebbe meritato già da tempo numerosi studi approfonditi ed un aggiornato catalogo ragionato dell’opera pittorica. La mostra tenutasi a Napoli  presso il Museo di Capodimonte (aprile-giugno, 2008) è certamente un primo e fondamentale passo verso una ricognizione e nuova considerazione  dell’opera e della figura del Rosa alla luce dei più moderni studi e metodi disciplinari, cui hanno fatto seguito le mostre di Londra (Dulwich) e Fort Worth del 2010, curate da Helen Langdon con Xavier Salomon e Caterina Volpi. La monografia di Caterina Volpi, già nel comitato scientifico della mostra napoletana, co-organizzatrice del Convegno internazionale di studi sull’artista tenutosi nel 2009 presso la Biblioteca Hertziana, co-curatrice delle mostre di Londra e Fort Worth e autrice di numerosi saggi sulla vita e sull’opera pittorica e grafica di Salvator Rosa, è finalmente giunta a compimento presso la Casa romana Ugo Bozzi Editore Srl – Roma. Il volume si articola in un ampio saggio introduttivo illustrato da oltre 300 riproduzioni di cui 220 a colori, in cui l’autrice analizza la pittura di Salvator Rosa alla luce della cultura del suo tempo e della sua biografia, con un’indagine approfondita del contesto pittorico e letterario in cui l’artista operò ed un’analisi dell’evoluzione stilistica e pittorica alla quale la sua originalissima personalità andò incontro via via, nel corso delle sue esperienze artistiche ed intellettuali. Segue il catalogo ragionato dei dipinti, la Bibliografia, l’indice dei nomi e dei luoghi.

Informazioni aggiuntive

Peso 3,5 kg
Editore

UGO BOZZI

Anno

2014

Autore

Caterina Volpi

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