Descrizione
La figura di Anton Maria Maragliano (Genova 1664-1739) è certamente la più celebre nel panorama della cultura figurativa genovese.
Il nome dell’artista è strettamente legato a una produzione di statuaria in legno in grado di suscitare effetti di grande coinvolgimento emotivo, in linea con l’assunto berniniano che riassume l’epoca barocca: “il fin la meraviglia!”. Il consenso raggiunto grazie all’innovativa produzione di Crocifissi, statue mariane e grandiose macchine processionali (le cosiddette casse), utilizzate puntualmente per le esigenze di culto, passò indenne attraverso i secoli successivi, godendo costantemente del giudizio positivo della storiografia genovese, da Carlo Giuseppe Ratti (1769) a Federigo Alizeri (1847 e 1875), fino alle prime attenzioni della critica moderna. Fu proprio Orlando Grosso, nel 1939, a dedicare una grande mostra, nella chiesa di Sant’Agostino, alle sculture per le Casacce, ossia le confraternite liguri, il primo bacino di utenza privilegiata a cui Maragliano si rivolse. In quell’occasione comparvero alcune opere maraglianesche rappresentate, insieme al resto dell’apparato artistico proprio delle processioni, con intenti più di rievocazione nostalgica che di rigore scientifico, nonostante il catalogo contenesse una prima traccia assai utile per la storia della produzione di scultura lignea genovese. In seguito, nel 1963, Graziella Colmuto pubblicò una prima monografia, poi incrementata con i successivi contributi apportati da Fausta Franchini Guelfi nell’ambito del patrimonio artistico delle confraternite (1973 e 1982).
In questi ultimi vent’anni l’attività scientifica di Daniele Sanguineti ha reso possibile un approfondimento capillare in campo archivistico e filologico, giungendo a un notevole incremento del catalogo delle opere dello scultore e alla pubblicazione di due edizioni della monografia: D. Sanguineti, Anton Maria Maragliano, 1998; D. Sanguineti, Anton Maria Maragliano 1664-1739. ‘Insignis sculptor Genue’, 2012.
Per la prima volta, quindi, il profilo monografico di Maragliano viene presentato attraverso una mostra di consistenza adeguata.
La capacità di corrispondere alle esigenze della committenza attraverso immagini bellissime – Cristi aggraziati e palpitanti, eleganti Madonne, spettacolari intrecci di figure per rappresentare glorie celesti o martiri di santi – rese possibile, a partire dall’inizio del Settecento, l’ottenimento di un vero monopolio e costrinse lo scultore alla dotazione di un assetto imprenditoriale articolato. Ben due generazioni di allievi furono accolte nelle stanze di Strada Giulia, dove Maragliano aveva la bottega, dando corso a quel fenomeno di divulgazione del linguaggio del maestro che rappresenta l’aspetto più affascinante, benché problematico, dell’approccio allo scultore: e gli allievi degli allievi perseguirono questa divulgazione oltrepassando la fine del secolo.
Il percorso espositivo segue una doppia impostazione: da un lato l’iter cronologico, con i modelli culturali di riferimento, gli esordi, la bottega e l’intervento progressivo degli allievi, dall’altro una serie di sezioni tematiche, articolate in suggestive aggregazioni di opere per iconografia o impatto scenografico. Il catalogo, curato da Daniele Sanguineti con saggi di Luca Leoncini, Fausta Franchini Guelfi e Massimo Bartoletti, ripropone le sezioni in cui è articolato il percorso espositivo, oltre ad una serie di approfondimenti sulla fortuna critica e sulla diffusione delle opere nel territorio dell’antica Repubblica di Genova.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.