Descrizione
Dall’introduzione di Claudio Strinati: “Il poeta è soggiogato dalla meraviglia di un’opera, il paliotto di San Filippo Neri del Piffetti, che lo introduce in un mondo di fede e di bellezza. Un mondo che può intimorire o comunque sovrastarci con la sua intensità e sapienza e quella intensità e quella sapienza il poeta le coglie in modo intimo e delicatissimo. Lo sostengono ricordi familiari, non tanto e non solo vissuti in prima persona quanto appresi attraverso i racconti e le storie dette dai genitori e dai nonni. Si tratta comunque di ricordi familiari capaci quindi di rendere familiare tutto ciò che il poeta incontra nel suo cammino. Ed eccolo davanti a quella sorta di miracolo dell’arte e dell’artigianato (che qui coincidono perfettamente) che è il contraltare del Piffetti in san Filippo Neri di Torino. É stupendo e come tale Fogarollo ne parla, dipanando intorno alle sue sensazioni una delicatissima, intima poesia. Piffetti, ai suoi occhi, che diventano inevitabilmente anche i nostri, è un sommo artigiano settecentesco che in realtà vive anch’egli in una dimensione assolutamente poetica…
…San Filippo Neri domina il campo e la sua bonomia unita a inflessibile e sereno rigore sembra promanare con facile immediatezza dal bel contraltare di Piffetti. Fogarollo ce ne parla come se ci parlasse di un caro amico che si è compiaciuto di trattenersi per un po’ con noi in conversazione, dicendoci tante cose di sé, di noi e dell’arte di quel sublime momento, vissuto ad altissimo livello dal Piffetti, che sta tra il Rococò e il Neoclassico e di cui il contraltare è esempio preclaro.”


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